La ricerca di residui di antibiotici nel latte a tutela della sicurezza del consumatore
LA RICERCA DI RESIDUI DI ANTIBIOTICI NEL LATTE A TUTELA DELLA SICUREZZA DEL CONSUMATORE
Gli antibiotici sono composti naturali, semisintetici o sintetici con attività antimicrobica che possono essere somministrati per via parenterale, orale o topica all'uomo e agli animali. Sono impiegati in zootecnia nella cura degli animali da reddito da oltre 60 anni, per la terapia di patologie comuni come mastiti, malattie respiratorie o patologie degli arti.
I residui sono sostanze farmacologicamente attive e loro metaboliti che restano negli alimenti ottenuti da animali ai quali sono stati somministrati farmaci. A tutela della sicurezza dei consumatori, norme europee come il Regolamento CE 470/2009 e il Regolamento UE 37/2010, hanno stabilito i limiti massimi per i residui di antibiotici (LMR) nel latte e in altri alimenti. Inoltre, per ogni principio attivo e preparazione farmaceutica utilizzata a scopi terapeutici su animali da reddito, sono previsti tempi di sospensione, cioè un lasso di tempo specifico che deve intercorrere dall'ultima dose di farmaco somministrato all'impiego dei prodotti animali a fini alimentari umani.
Negli ultimi anni, il fenomeno dell'antimicrobico-resistenza, cioè la capacità acquisita da alcuni ceppi di batteri di resistere agli antibiotici normalmente utilizzati per contrastarli, si è rivelato sempre più diffuso globalmente e pericoloso. La resistenza acquisita verso determinati antibiotici è diffusa a tal punto che la loro efficacia nel trattamento di alcune infezioni pericolose è già compromessa. Anche nell' ottica di contrasto a questo fenomeno, il controllo della presenza di residui di antibiotici negli alimenti di origine animale risulta di fondamentale importanza.
Presso il laboratorio del Centro latte, i campioni prelevati dalle ASL negli allevamenti delle tre Regioni di competenza sono analizzati ogni giorno con test rapidi di screening molto sensibili, che sono in grado di individuare in breve tempo la presenza di residui di antibiotici di diverse famiglie (betalattamici, penicilline, sulfamidici, chinolonici, tetracicline, macrolidi); in caso di positività, il latte dell'azienda viene immediatamente bloccato, prima dell'utilizzo per la trasformazione. Nel frattempo, il campione positivo allo screening viene sottoposto ad un'analisi più approfondita presso il laboratorio chimico Residui, che, utilizzando una tecnica strumentale, è in grado di identificare la singola molecola presente e quantificare il livello di contaminazione del latte, confrontandolo con il suo LMR; se il LMR viene superato, il latte risulta non conforme poiché nocivo e deve essere distrutto. Inoltre presso l'allevamento sono svolte indagini di farmacosorveglianza da parte dei veterinari delle ASL, per verificare il corretto utilizzo del farmaco e l'applicazione dei tempi di sospensione.
Il latte è tra i prodotti animali maggiormente controllati lungo tutti i punti della filiera: in particolare, in fase di produzione la ricerca dei residui di antibiotici, svolta sia dagli allevatori e dalle aziende trasformatrici in regime di autocontrollo, sia dai laboratori ufficiali, consente di ridurre al minimo il rischio, garantendo al consumatore un alimento sicuro.